L’evolversi della posizione tedesca in Europa

07/10/2015

Il 2015 si aprì con una sconfitta delle posizioni tedesche, quando la Banca Centrale Europea annunciò che avrebbe acquistato i titoli di debito pubblico dei paesi dell’Eurozona, cosa cui la Bundesbank si opponeva. Poi in Grecia vinse le elezioni il partito Syriza, caratterizzato da forte ostilità alla politica tedesca all’interno dell’Eurozona. Ma in estate la Germania vinse la battaglia di Grecia, quando il primo ministro Tsipras dovette accettare le condizioni tedesche per ottenere un terzo pacchetto di aiuti. Durante la battaglia politica la parte greca evocò i ricordi del nazismo, il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schaeuble arrivò a dire che la Grecia doveva venir ‘sospesa’ (cioè cacciata) dall’eurozona. La Germania vinse la partita, ma perse le simpatie di molti Europei. 

Poi ci fu la crisi dei rifugiati. La prima reazione di Berlino fu l’annuncio che avrebbe accettato tutti i rifugiati, senza limitazioni. Ma presto l’enorme incremento dei flussi di richiedenti asilo attraverso la rotta balcanica indusse la Germania a un ripensamento, perciò chiese che i rifugiati venissero suddivisi fra tutti i paesi dell’Unione. Alcuni paesi rifiutarono subito la proposta, ma la pressione tedesca, accompagnata da minacce di ritorsioni economiche e finanziarie, funzionò di nuovo: Spagna, Francia e Polonia, che dapprima si erano dette contrarie, alla fine votarono a favore del piano di ripartizione dei rifugiati. Votarono invece contro la Romania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria. La Finlandia si astenne. Per la prima volta un provvedimento europeo vincolante per tutti i membri, che impegna la politica interna e le finanze di tutti i paesi membri, venne approvato a maggioranza, non all’unanimità. È stata una vittoria della posizione tedesca, che però potrebbe avere conseguenze negative presso l’opinione pubblica.

Gli eventi del 2015 mostrano una Germania molto più assertiva del passato, che pare aver preso consapevolezza del proprio peso e del ruolo egemonico che questo le assegna in Europa. Questo sta creando un nuovo equilibrio di potere nel Continente.

L’equilibrio di potere europeo è variato più volte negli ultimi secoli, man mano che variavano le coalizioni attorno ai paesi-chiave: Impero Austriaco, Francia, Prussia, Russia, Gran Bretagna. Durante la Guerra Fredda l’Europa fu divisa in modo anomalo in due coalizioni, una guidata dalla Russia e l’altra dagli USA. Alla fine della Guerra Fredda l’Unione Europea si costruì attorno alla bipolarità Francia-Germania. Ora la Germania sta assumendo preminenza. La Francia, indebolita dalla crisi economica e finanziaria, sta assumendo un ruolo secondario. L’Unione Europea ha ora un leader evidentemente egemonico, attorno al quale gli altri paesi assumono posizioni più o meno vicine.

In tale situazione è normale che nessuno sia pienamente soddisfatto: né il leader, né gli altri. Tutti sentono i propri interessi compressi o calpestati in vario grado. Già Germania e Francia hanno interessi divergenti per quanto riguarda, ad esempio, i rapporti con i paesi dell’Est e con i paesi del Mediterraneo; altri paesi più piccoli hanno veramente pochi interessi comuni. Come possono Portogallo ed Estonia avere una visione comune delle priorità della politica europea?

La Germania continuerà ad avere un ruolo egemonico che si andrà rafforzando: non può essere diversamente. Probabilmente questo metterà sempre più in evidenza linee di frattura con alcuni paesi, che tenderanno a formare coalizioni, gruppi di interesse che prima o poi potrebbero sfidare apertamente l’egemonia tedesca in Europa.

 

Gli eventi del 2015 mostrano una Germania molto più assertiva del passato, che pare aver preso consapevolezza del proprio peso e del ruolo egemonico che questo le assegna in Europa. Questo sta creando un nuovo equilibrio di potere nel Continente.

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