Se la scuola uccide la creatività

20/05/2015

Nel video che vi proponiamo (qui il link) l’educatore e scrittore Ken Robinson rivendica con passione l’importanza della creatività. Secondo Robinson tutti nasciamo con qualche forma di creatività che, nella maggioranza dei casi, si esaurisce o si affievolisce durante la crescita. Robinson sostiene che il processo non è incidentale, che a farci disimparare a essere creativi, o addirittura a insegnarci a non esserlo, molto spesso è la scuola. Lo sostiene anche Salman Khan, voce sempre più rilevante nel mondo dell’educazione e fondatore della celebre Khan Academy: invece di creare un contesto in cui ognuno possa soddisfare le proprie curiosità, il sistema tende a penalizzare gli studenti creativi. Secondo Khan la scuola valuta negli studenti fondamentalmente la conoscenza di tecniche, e dice che è come se valutassimo uno scrittore in base alla sua conoscenza della grammatica o un pittore in base alla capacità di mescolare i colori, tralasciando ciò che sono in grado di creare a partire da quelle conoscenze tecniche.

L’inibizione della creatività è rilevante in sé, poiché influenza lo sviluppo dell’individuo, ma ha anche altre importanti conseguenze. Se negli ultimi decenni il mondo – in primo luogo quello del lavoro – è cambiato e continua a cambiare rapidamente, è bene domandarsi se non sia necessario ripensare anche i nostri concetti di conoscenza e intelligenza e, conseguentemente, di scuola e didattica (per approfondire, Ci serve ancora una scuola di modello prussiano?). Si stima che il 65% dei bambini attualmente in prima elementare da grande farà un lavoro che non è ancora stato inventato (da La scuola in rete, Reinventare l’istruzione nella società globale, Salman Khan)! Se − al di là delle nozioni fondamentali, cui non si deve rinunciare − non possiamo prevedere oggi che cosa servirà sapere tra vent’anni, allora il focus si deve spostare da ciò che si insegna a come si insegna e, soprattutto, a come si impara. In altre parole, bisogna favorire nei ragazzi il desiderio di imparare e lo sviluppo di un’intelligenza varia e dinamica, in modo che abbiano gli strumenti per trovare le risposte a domande che ancora non conosciamo.

La creatività non può essere insegnata, ma si può immaginare un sistema che cerchi di farla affiorare. Per esempio, riducendo il tempo dedicato all’apprendimento di concetti chiusi per indagare invece nessi e continuità e favorire la capacità di usare praticamente le conoscenze. Lasciando agli studenti il tempo per pensare e per seguire la propria curiosità. Incoraggiando un’intelligenza più obliqua e intuitiva.

Questa sì che sarebbe una riforma! 

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