Lo sciismo non potrà vincere
in Medio Oriente

16/05/2015

Il 12 maggio 2015 Strategic Forecasting pubblica un’interessante analisi sul peso politico degli Sciiti in Medio Oriente. Secondo il prestigioso centro di ricerca americano, dopo il periodo di gloria iniziato negli anni ’90 lo sciismo politico è destinato a declinare. Perché?

Innanzi tutto per la legge dei numeri: gli Sciiti sono pochi, a fronte di una maggioranza sunnita che copre il 75% della popolazione del Medio Oriente. I paesi a maggioranza sciita (mappa in alto) sono soltanto Iran, Bahrein, Iraq, Azerbaigian. Ma al loro interno gli Sciiti sono divisi in varie fazioni – duodecimani, ismailiti, zaiditi, alawiti e drusi – ciascuna con caratteristiche diverse per lingua, ideologia e costumi religiosi. 

Gli Sciiti divennero dominanti nei periodi di grande frammentazione ideologica e politica dei Sunniti. Così poterono affermarsi la dinastia Fatimide e la dinastia Buwayhidi nel X secolo, l’Ikanato dell’Asia centrale, l’Imamato Zaidita in Yemen nel XIII secolo (mappa a destra). Ma il Medio Oriente ha una preponderante tradizione di governi sunniti.

Nel XVI secolo l’impero Safavide adottò lo sciismo come religione di stato, e da allora nella regione iraniana il potere politico è sciita. Dal 1979 l’Iran è retto da una teocrazia sciita che cerca di esportare il proprio modello politico – il velayat e-faqih al di fuori dei confini nazionali facendo leva sulle minoranze sciite della regione, ma senza successi duraturi.

Il tentativo di espansione in Iraq portò a una lunga e sanguinosa guerra contro Saddam Hussein (1980-88). La Siria degli Assad, per anni grande alleato della teocrazia iraniana, contribuì alla creazione di Hezbollah in Libano nel contesto della guerra civile libanese (1975-90), ma ora i filo-iraniani in Siria e in Libano sono sulla difensiva.

L’apice del potere sciita fu raggiunto dopo l’invasione statunitense dell’Iraq: uscito di scena Saddam Hussein, Teheran prese lentamente il controllo dell’Iraq, estendendo la propria influenza fino al Mediterraneo attraverso la Siria. Ma si inimicò le tribù sunnite irachene che favorirono l’ascesa dell’ISIS.

Teheran tentò di approfittare della primavera araba del 2011 per spingere gli Sciiti del Bahrein a ribellarsi contro la monarchia al potere. Ma l’Arabia Saudita e i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo reagirono schiacciando la rivolta nel sangue.

Ora Assad, prezioso alleato, sta perdendo terreno in Siria di fronte ai colpi dei ribelli coordinati e appoggiati da un’inedita alleanza Turchia-Arabia Saudita. Gli al-Houthi in Yemen, appoggiati dall’Iran, devono fare i conti con la dura reazione saudita e difficilmente potranno espandersi al di là delle aree a maggioranza zaidita.

La lotta per l’egemonia fra Sunniti e Sciiti prosegue. Benché la brutalità dei ribelli sunniti alieni le simpatie del mondo, è ormai chiaro che il potere sciita ha raggiunto il punto di massima espansione e non potrà che declinare man mano che i Sunniti si riorganizzeranno per tornare al potere in Iraq e in Siria.

 

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