L’Azerbaigian,
il gas e l’Europa

26/02/2015

La crisi in Ucraina ci ricorda costantemente quanto sia pericoloso per l’Europa dipendere dalle forniture di gas e petrolio russo. Ad approfittare della necessità di diversificazione potrebbe essere l’Azerbaigian, che già da anni esporta energia attraverso l’oleodotto  Baku-Tbilisi-Ceyhan e il parallelo gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum, che non passano in territorio russo (vedere mappa a lato).

Baku, che finora si è dimostrata un partner commerciale affidabile, sta sviluppando il giacimento di gas naturale Shah Deniz II, che dovrebbe fornire altri 16 miliardi di metri cubi di gas dal 2018 in poi.

L’Europa e l’Azerbaigian sono partner nel progetto di un gasdotto che attraversi il Caspio per collegare il Turkmenistan all’Azerbaigian (immagine di testata).  Il gas azero e quello turkmeno dovrebbero alimentare entrambi il gasdotto Trans-Adriatico (TAP),  che dalla Turchia dovrebbe attraversare la Grecia e l’Albania e raggiungere l’Italia. Il gasdotto Trans-Adriatico fa parte del progetto del Corridoio Sud per collegare l’Europa direttamente al gas del Caucaso e dell’Asia Centrale, in alternativa al progetto South Stream propugnato dalla Russia e ora boicottato dall’UE. Il Turkmenistan ha giacimenti grandissimi, può arrivare a esportare 30 miliardi di metri cubi l’anno. Ma la realizzazione del gasdotto Trans-Caspio è stata a lungo ostacolata da questioni legali riguardanti la delimitazione delle frontiere marittime nel Mar Caspio e dall’opposizione della Russia e dell’Iran. I lavori non sono cominciati né per il TAP né per il Trans-Caspio.  L’Italia non è neppure entrata a far parte del consorzio per il TAP, probabilmente per non irritare la Russia.

L’Azerbaigian dispone dunque di molte carte, ma deve fare attenzione a non irritare la Russia. La Russia potrebbe ad esempio prendere spunto dalla questione del Nagorno-Karabakh per minacciare l’Azerbaigian e metterlo in difficoltà.  La relativa stabilità dell’Azerbaigian e il sostanziale equilibrio della sua posizione tra la Russia e l’Occidente giocano a favore del Paese, ma servirà una grande abilità diplomatica.

Per l’Europa si pone un altro problema: la dipendenza energetica dalla Russia va diminuita, ma dipendere dalla Turchia, sul cui territorio dovrebbero passare i gasdotti, in futuro potrebbe rivelarsi altrettanto poco conveniente. Per ora dunque si creano consorzi, si fanno progetti, si stanziano fondi, si dirimono le questioni legali: ma i lavori sul terreno non si avviano. Tanto in questo periodo il mercato abbonda di gas a prezzo basso, e rimane sempre aperta l’opzione di costruire altri terminali e impianti di rigassificazione per il Gas Naturale Liquefatto. 

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