Cina: verso il libero mercato dell’energia,
con cautela

20/02/2015

Il diciottesimo congresso del Partito Comunista Cinese ha affrontato il tema della liberalizzazione dei prezzi dell’energia, che dal 1949 sono controllati dallo stato.

In Cina l’energia elettrica è prodotta per il 73,80% col carbone (dato del 2013), e anche il prezzo del carbone, come quello delle altre materie prime, è controllato dallo stato.        

La cautela nel modificare gli assetti esistenti è d’obbligo. Dopo la rivoluzione del ’49 la Cina ha investito massicciamente nell'industria pesante, che ha sempre potuto contare su materie prime ed energia fornite dallo stato a prezzi molto inferiori a quelli del mercato globale. Lo stato ha sempre avuto il controllo di tutte le fasi della catena di produzione e di distribuzione dell’energia. Nell’ultimo decennio però i prezzi del carbone, da cui si produce energia, sono stati gradualmente liberalizzati, mentre il prezzo al consumo dell’energia è ancora fissato dal governo. L’aumento del prezzo del carbone grava ora pesantemente su produttori e distributori di energia i quali, costretti spesso a lavorare in perdita, hanno smesso di investire nello sviluppo di infrastrutture e tecnologie, e si oppongono a ogni misura di protezione ambientale che potrebbe aumentare ulteriormente i costi.

Ora però si apre uno spiraglio favorevole per modificare il sistema, perché dal 2012 la crisi globale ha fatto crollare il prezzo del carbone sul mercato internazionale, abbassando il costo di produzione dell’elettricità. Il governo cinese sta ora promuovendo ulteriori liberalizzazioni delle altre componenti del costo finale dell’energia elettrica, perché i prezzi di mercato oggi non sono dissimili da quelli imposti centralmente, perciò il passaggio non crea scossoni all’economia, né aumenta sensibilmente i costi per le famiglie. Un primo esperimento di totale liberalizzazione è stato deciso nella regione di ShenZhen.

Con la liberalizzazione del mercato dell’energia e delle materie prime l’industria cinese si metterà al passo con l’industria globale. I prezzi aumenteranno, i prodotti cinesi saranno meno competitivi sul mercato globale, perché non potranno più contare su prezzi dell’energia e delle materie prime inferiori a quelli del resto del mondo. A beneficiarne saranno le industrie manifatturiere degli altri paesi del mondo, mentre l’export cinese potrebbe contrarsi. Occorre perciò che la Cina sviluppi rapidamente un mercato interno sufficiente ad assorbire la produzione ora destinata all’export.

 

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