Lo Yemen
è sempre più frammentato

23/01/2015

L’attuale instabilità in Yemen non è affatto un’anomalia nella storia del paese, sin dalla nascita del primo governo repubblicano nel 1962. E’ stata piuttosto l’unificazione del paese dopo il 1990 a rappresentare un’eccezione , che la ‘primavera araba’ del 2011 ha rimesso in discussione. 

Lo Yemen è tornato al suo stato originale: quello di un paese dove ideologie, settarismi e identità diverse sono così difficili da conciliare che è quasi impossibile adottare una politica interna coerente.

Lo scorso sabato milizie del movimento al-Houti – appartenente alla setta sciita Zaidita dello Yemen settentrionale – ha rapito Ahmed Awad Bin Mubarak, capo di gabinetto del presidente yemenita Abd Rabboh Mansour Hadi, per impedirgli di presentare al presidente una nuova costituzione che non risponde ai loro interessi.

La nuova carta prevedeva la riorganizzazione dello Yemen in sei regioni amministrative; i ribelli invece volevano l'istituzione di due sole regioni, Nord e Sud, che consentirebbe loro di consolidare le conquiste territoriali nell'area compresa tra le loro roccaforti del Nord e la capitale Sanaa, più altre aree a sud. Abdul-Malik al-Houthi, leader dei ribelli, è consapevole che i separatisti del Sud – con i quali dovrà spartire il potere – sono molto deboli per le divisioni interne e per la presenza di alQaeda nella Penisola Araba (AQAP).

I ribelli al-Houti sono la forza politica maggiore nel paese, ma devono fare i conti con il vecchio establishment, le tribù avversarie, i separatisti del Sud e AQAP.

Lo Yemen è oggetto di competizione fra l’Iran e l’Arabia Saudita. I due paesi si servono di fazioni amiche all’interno dello Yemen per influenzarne l’evoluzione politica, perciò non ci sarà un miglioramento della situazione nei mesi a venire.

Il caso dello Yemen rispecchia una tendenza comune all’interno degli stati arabi contemporanei, che si stanno sgretolando con facilità – come dimostrano Libia e Siria, Iraq e Libano. 

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