Kurdistan-Iraq:
accordo per necessità

16/11/2014

Il 13 novembre il Governo Regionale curdo e il Ministro iracheno del Petrolio hanno annunciato di aver raggiunto un accordo: il Kurdistan fornirà 150000 barili di petrolio al giorno al Governo Centrale, in cambio di 500 milioni di dollari con cui pagare gli stipendi di ottobre.

Le difficoltà finanziarie hanno costretto i Curdi a trattare con Bagdad. Nei primi dieci mesi del 2014 dal porto turco di Ceyhan sono partiti 17 milioni di barili di greggio del Kurdistan; nell’oleodotto fra il Kurdistan e Ceyhan vengono pompati circa 300000 barili al giorno. Ma il diritto all’esportazione diretta del petrolio da parte del Governo Regionale curdo è negato dal Governo Centrale iracheno, perciò gli acquirenti corrono rischi a comperarlo. Per ripagare questo rischio, il petrolio curdo si vende con uno sconto del 15% sul prezzo di mercato, che attualmente è particolarmente basso. Il Governo Regionale curdo non ne ricava abbastanza per pagare stipendi e pensioni e per sostenere i rifugiati in fuga dalle zone conquistate dall’ISIS, perciò ha dovuto venire a patti col governo centrale di Bagdad.

Bagdad d’altra parte è in grave difficoltà nel combattere l’ISIS (o Stato Islamico), perciò ha interesse ad aiutare i Peshmerga curdi, che stanno difendendo accanitamente dall’ISIS i giacimenti petroliferi (mappa a lato). L’accordo fra Governo Centrale e Governo Regionale è indispensabile a entrambe e parti, finché l’ISIS minaccia entrambi

Ma non tutto è risolto. Lo status di Kirkuk continuerà a essere uno dei principali ostacoli al conseguimento di un accordo duraturo. Durante l’assedio da parte dell’ISIS, i Peshmerga curdi hanno occupato i campi petroliferi di Baba e Avana e il vicino giacimento di Bai Hassan, nella regione di Kirkuk. Sono tutti di proprietà di Bagdad, ma ormai sono fisicamente controllati dai Curdi.  Pare che il Governo Regionale del Kurdistan stia estraendo da questi campi circa 120000 barili al giorno.

Poiché l’oleodotto per l’esportazione diretta dal Kurdistan passa in territorio turco, la Turchia sarà l’arbitro finale nella disputa fra il governo di Bagdad e quello curdo. Ma la Turchia persegue una strategia di contenimento dei Curdi, per limitare le innumerevoli fazioni che vogliono l’autonomia e la perseguono con mezzi politici, economici e militari, dentro e fuori i confini turchi. Non è casuale che il Governo Regionale curdo e Bagdad siano giunti a un accordo preliminare dopo la visita ad Ankara del Ministro degli Esteri iracheno Ibrahim Jaafari, occasione in cui la Turchia si è premurata di ribadire il suo rispetto dell’integrità territoriale dell’Iraq.

La Turchia non ha pagato che in piccola parte il petrolio ricevuto direttamente al Governo Regionale Curdo sino ad ora, ma ha depositato il controvalore in un conto bancario. Perciò ora sia Bagdad sia i Curdi dipendono dalla buona volontà della Turchia nel decidere a chi pagare, quanto pagare e quando pagare il petrolio che ha ricevuto e riceve dal Kurdistan. La decisione è importante perché non riguarda soltanto il denaro, ma riguarda i diritti di sovranità, autonomia e integrità territoriale dello stato iracheno e di quello curdo.

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