Quali aiuti
ai Peshmerga curdi?

11/08/2014

Stati Uniti, Turchia e Iran sono in costante contatto a livello diplomatico e militare, sia direttamente sia attraverso il governo iracheno, per valutare che aiuto militare dare ai Peshmerga curdi, attaccati dallo Stato Islamico. 

La discussione è delicata e difficile: mentre da un lato tutti condividono l’obbiettivo di evitare che lo Stato Islamico conquisti il territorio del Kurdistan, il suo petrolio e il suo gas, dall’altro Iran e Turchia, e anche il governo centrale iracheno, temono che armare e addestrare i Peshmerga aumenti il rischio che i Curdi richiedano l’indipendenza, non soltanto nella parte irachena della regione in cui vivono, ma anche nella parte turca e iraniana.  È probabile che l’aiuto americano si limiterà al lancio di viveri e medicinali e alla fornitura di munizioni per armi leggere, o di strumenti tecnologici tipo i visori notturni e i giubbotti antiproiettile. La fornitura di armi pesanti non avverrà. I bombardamenti americani mirano piuttosto a distruggere l’artiglieria pesante dello Stato Islamico: senza artiglieria gli attaccanti dovrebbero conquistare le valli in combattimenti corpo a corpo. 

Il territorio del Kurdistan iracheno è a forma di mezzaluna, con la parte interna che inizia in pianura e sale progressivamente fino alle montagne (mappa a lato). Le valli scendono dall’arco delle montagna convergendo verso la pianura desertica. Ai piedi di queste valli vivono anche molti Sunniti arabi, non soltanto i Curdi, perciò le zone più basse delle valli sono contestate fra Curdi e Sunniti: soprattutto la zona di Kirkuk, con i suoi giacimenti di petrolio e gas.  

I Peshmerga debbono difendere questo territorio ad arco, con un fronte che si estende per oltre mille chilometri, su terreno spesso scosceso, che rende difficili gli spostamenti. I guerriglieri della Stato islamico approfittano di questa difficoltà per colpire invece in modo concentrato il punto che di volta in volta pare più debole nello schieramento difensivo curdo.  Potendo muoversi rapidamente sulla pianura con i loro modernissimi e potenti mezzi militari, i miliziani dello Stato Islamico in brevissimo tempo identificano e attaccano con l’artiglieria i punti più deboli dello schieramento peshmerga.  

Le immagini dei Peshmerga e quelli dei miliziani dello Sato islamico esprimono da sole non soltanto la diversa appartenenza, ma anche la divergenza culturale profonda: i Peshmerga (immagine di testata) sono a volto scoperto, si muovono in piccoli gruppi in cui ogni individuo ha compiti e responsabilità. I miliziani dello Stato islamico (immagine a fianco) si muovono in nugolo, a volto e capo coperto, obbedendo a una rigorosa disciplina di gruppo che li spersonalizza. Sappiamo dall’esperienza storica del secolo scorso quanto siano pericolose le masse spersonalizzate ma ben organizzate e disciplinate, come quelle naziste o quelle dei Khmer rossi, fanatizzate da un’ideologia di morte.   

L’unico modo per fermarle è la rotta totale sul campo di battaglia, la sconfitta radicale. 

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