Quello che Obama non dice
l'opinione di Robert Kaplan

22/04/2014

Robert Kaplan ha scritto per i lettori di Stratfor (Why Obama Can't Explain Himself, 14 aprile 2014) che Obama potrebbe riassumere la politica estera americana ai suoi concittadini e al mondo con due semplici frasi:

  • “promuoviamo la democrazia dove è possibile e la stabilità dove è necessario”;
  • “quanto più è tranquilla l’area mediorientale, tanto più gli USA potranno concentrarsi sull’Asia, nuovo centro dell’economia mondiale”.

Invece tace, forse per non ammettere che lui, un democratico, persegue una politica estera realista di stampo repubblicano.

Dice Kaplan:

“L’amministrazione Obama incarna quell’internazionalismo democratico tipico delle amministrazioni democratiche: perciò vorrebbe rovesciare la dittatura criminale in Siria e instaurare la democrazia in Egitto. Ma non può prescindere da un po’ di sano realismo tipico delle amministrazioni repubblicane moderate (Eisenhower, Nixon e Bush padre) che tenga conto della situazione sul terreno […]

Obama ha una bella gatta da pelare. Nonostante i problemi interni, Cina e Russia sono emerse come nuovi rivali degli Stati Uniti e il Medio Oriente è più instabile che mai, dopo che il crollo di molti regimi ha lasciato spazio a gruppi estremisti.

Gli USA non possono dominare il mondo: non possono espellere la Cina dall’Asia né mettere la Russia fuori dall’Europa, non hanno la capacità di stabilizzare paesi come la Siria e la Libia. Ma possono comunque influenzare gli equilibri regionali a proprio vantaggio dietro le quinte. Come? Appoggiando la democrazia dove è possibile e intervenendo per portare stabilità dove è necessario. A questo servono l’aviazione e la marina militare dispiegate nell’Oceano Pacifico e nell’Oceano Indiano. Gli USA possono anche aiutare l’Europa a riorganizzarsi contro una Russia revanscista.

Questo, e molto altro ancora dovrebbe essere spiegato ai cittadini americani, perché contribuirebbe ad aumentare il potere americano, evitandogli di incorrere in crisi di legittimità.”

 

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