La strategia turca
in Iraq

15/06/2013

L’Iraq ha un governo a maggioranza sciita ed è egemonizzato dall’Iran, perciò per la Turchia è difficile perseguire i propri interessi nel paese vicino, tanto più che Ankara si è sempre schierata contro i governi esistenti negli scontri a sfondo etnico e settario sia in Iraq sia in Siria, sostenendo i ribelli. In cambio il governo iracheno e quello di Assad in Siria ora usano anche l’indipendentismo curdo per dare del filo da torcere alla Turchia.

Ma la Turchia ha escogitato un progetto ardito. Erdogan ha capito che tentativi di collaborazione con Iraq, Siria e Iran non daranno grandi risultati, e ipotizza uno scenario alternativo per la politica estera turca: considerare i Curdi come potenziali alleati.

Nel nord dell’Iraq il bellicoso Kurdistan irakeno è ricco di risorse che potrebbero soddisfare i crescenti bisogni energetici della Turchia. La Turchia ha 73 milioni di abitanti e nel 2012 ha consumato circa 40 miliardi di metri cubi di gas naturale, oltre a 700 000 barili di greggio al giorno; il consumo energetico è in costante crescita, in linea con la crescita economica.

Il Kurdistan irakeno ha riserve petrolifere di 4 miliardi di barili e ai ritmi attuali di produzione potrebbe fornire alla Turchia 215 000 barili di greggio al giorno. Tra il Governo Regionale del Kurdistan e Baghdad è in corso una disputa in materia di diritti sulla produzione e sulla vendita di energia. Per i Curdi sarebbe molto più conveniente lavorare con una Turchia ben disposta che con un Iraq ostile.

La Turchia sta provando ad avvicinarsi ai Curdi irakeni al fine di importare il loro petrolio, bypassando Baghdad. Così la Turchia potrebbe anche influenzare politicamente i militanti curdi in Turchia, dissuadendoli dall’usare l’Iraq del Nord come base, il che rientrerebbe nel processo di pace avviato con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). È un progetto che richiede molta astuzia. La Turchia e il Governo Regionale del Kurdistan preferiscono evitare uno scontro diretto con Baghdad, lasciando un velo di mistero sui loro progetti nel Nord dell’Iraq.

Nel 2012 le autorità curde in Iraq, in conflitto con Baghdad, hanno iniziato a esportare con autobotti piccole quantità di petrolio in Turchia in cambio di prodotti raffinati, ad esempio benzina, destinata al consumo locale. All’inizio del 2013 il Kurdistan irakeno ha iniziato a vendere il greggio alla Turchia sul mercato internazionale, senza il consenso di Baghdad. Oggi i camionisti turchi trasportano dal Nord dell’Iraq e dai giacimenti di Taq Taq dai 30000 ai 40000 barili di greggio al giorno. Nel frattempo l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan, controllato dal governo di Baghdad, funziona a un quinto della sua capacità officiale di 1,6 milioni di barili al giorno a causa di continui attacchi terroristici, scarsa manutenzione e un generale calo della produzione. 

Tuttavia il trasporto su autobotte su strade montuose costa molto, il che limita naturalmente la redditività e il volume delle operazioni. Se il Governo Regionale del Kurdistan vuole esportare greggio in modo affidabile nel mondo ha bisogno di oleodotti, possibilmente costruiti all’interno del territorio amministrato e protetto dagli stessi Curdi.

Un luogo chiave del progetto curdo-turco è il giacimento di Taq Taq (mappa a lato), dove la produzione è gestita da una joint venture anglo-turca, la Genel Energy, in consorzio con la China Petroleum & Chemical Corp. La società curdo-irakena KAR Group ha costruito un oleodotto che collega il giacimento di Taq Taq al complesso Khurmala Dome, allacciato all’oleodotto Kirkuk-Ceyhan e controllato da Baghdad. Secondo molte fonti l’oleodotto Taq Taq-Khurmala è attivo, eppure il greggio del giacimento di Taq Taq continua a essere caricato sulle autobotti. Da Khurmala il greggio può anche essere trasportato tramite il nuovo oleodotto che il KAR Group sta costruendo, che attraverserà in direzione nord-sud il territorio curdo. Quest’ultimo progetto è piuttosto ambiguo. È stato presentato come un gasdotto per portare il gas da Khurmala alla centrale elettrica di Sumel, nella provincia di Dohuk. Ma lo si è costruito con una capacità giornaliera almeno quattro volte superiore a quella della centrale elettrica che avrebbe dovuto alimentare. Si è poi capito che in realtà si stava costruendo un oleodotto, quando le pompe petrolifere hanno preso il posto dei compressori. Oggi la conduttura è posata ma non ancora saldata. Dove passerà l’oleodotto prima di entrare in territorio turco? Le autorità turche affermano che passerà tramite Fishkhabor, stazione di pompaggio e misurazione controllata dal governo di Baghdad. Autorità curde meno prudenti affermano che l’oleodotto aggirerà Fishkhabor e andrà direttamente in territorio turco. Questo sarebbe inaccettabile per Baghdad. Il governo turco ha ufficialmente preso le distanze da tali affermazioni, dichiarando che sarà la stessa Turchia a calcolare quanto sarà dovuto ai fornitori curdi e quanto all’erario iracheno, e a far pagamenti separati. Questo ovviamente ha indispettito e allarmato il governo iracheno, che non può lasciar gestire alla Turchia i propri diritti erariali sulle risorse dello stato.

Più la Turchia si impegnerà in accordi energetici con i Curdi, più incontrerà la resistenza di Baghdad – e dell’Iran.  

I Curdi lo sanno, ma si aspettano che Ankara non si curi del consenso irakeno. Sarebbe un gesto molto pericoloso, e non è certo che la Turchia sia pronta a correre questo rischio.

Washington ha dichiarato di non volere che la Turchia si scontri con Baghdad a causa dei Curdi, e che gli USA non hanno intenzione di intervenire in un momento in cui la crisi siriana sta già creando abbastanza problemi. Ma i tentativi americani di trattare l’Iraq come un’entità coesa potrebbero essere tanto vani quanto le speranze turche di avere la meglio su Baghdad. 

Prosegui con:

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.