Riprende la costruzione di centrali nucleari in Asia

15/05/2013

Giappone e Francia, che da decenni hanno fatto delle centrali nucleari il centro della loro politica energetica, stanno stringendo accordi con altri paesi per la costruzione e la gestione di centrali nucleari. Il governo turco ha appena annunciato di voler affidare la costruzione di una centrale nucleare sulle coste del Mar Nero a un consorzio franco-giapponese. 

La centrale nucleare, che avrà una capacità produttiva di 4500-5000 megawatt, sarà costruita nella penisola di Sinop, sul Mar Nero. Le giapponesi Mitsubishi Heavy Industries e Itochu Corp e la utility francese GDF Suez costituiscono il consorzio che ha avuto la meglio sulla cinese Guangdong Nuclear Power Holding Co. nell’ultima fase delle trattative. Il progetto prevede l’installazione di quattro reattori Atmea da 1100 megawatt sviluppati congiuntamente da Areva, multinazionale francese che opera nel campo dell’energia nucleare, e dalla Mitsubishi Heavy Industries. La centrale sarà gestita da GDF Suez in collaborazione con un partner turco. Secondo le stime la costruzione inizierà nel 2017 e la centrale sarà operativa nel 2023.  

La domanda di energia nucleare è crollata dopo il disastro di Fukushima nel 2011. Il mercato del gas naturale, sempre più competitivo, ha attratto alcuni paesi verso il rifiuto dell’energia nucleare. La Germania per esempio, che già dipende dal gas russo per il 40% del suo fabbisogno energetico, si è impegnata ad abbandonare la produzione di energia elettrica da fonte nucleare entro il 2022.

L’industria nucleare francese deve far fronte a un’opposizione politica e finanziaria crescente nei confronti dell’energia nucleare, a livello sia nazionale sia europeo. Ma in altri continenti la situazione non è così. Areva sta costruendo due reattori per la centrale di Taishan in Cina; a fine aprile il governo cinese le ha affidato anche la costruzione di impianti per il trattamento di combustibili nucleari.

Per il Giappone il contratto firmato con la Turchia per la costruzione della centrale di Sinop rappresenta un primo passo verso la riscossa. Il Giappone vuole che le tecnologie nucleari restino l’elemento fondante della sua strategia economica. A dicembre 2011 il governo giapponese ha approvato accordi preliminari in materia nucleare anche con il Vietnam e la Giordania.

La centrale turca di Sinop sarà costruita sul Mar Nero, non lontano della Faglia Anatolica Settentrionale, dove si sono registrati gli epicentri dei principali terremoti che hanno colpito la Turchia negli ultimi decenni. Erdogan ha affermato di aver affidato al Giappone l’appalto perché, come la Turchia, il Giappone è soggetto a terremoti e ha molta esperienza in materia di misure di sicurezza. L’accordo con la Turchia inaugura una nuova fase per il Giappone, che punta all’esportazione di tecnologie nucleari nei mercati emergenti, in particolare nei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo.

La Turchia è la 17esima economia del mondo in base al PIL. La crescita è rallentata dalla depressione dei mercati europei, ma lo sviluppo industriale e quello demografico –  la popolazione turca è già di 73 milioni – continuano in modo stabile, così come il consumo di energia. La Turchia importa più del 90% dell’energia che le è necessaria, il che grava sulla bilancia dei pagamenti e crea dipendenza dai paesi fornitori, quali la Russia e l’Iran, con cui i rapporti politici sono complicati.

Nel 2010 la Turchia ha firmato un contratto per 20 miliardi di dollari con un consorzio guidato dalle russe Atomstroyexport e Inter RAO per la costruzione di una centrale nucleare da 4,8 gigawatt vicino a Akkuyu, sulla costa turca meridionale, ma il progetto è ancora nella fase di trattativa politica. Un accordo nucleare non diminuirebbe la dipendenza turca dalla Russia, perciò non è detto che le trattative abbiano un corso veloce: è probabile che dureranno decenni.

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