La crisi finanziaria
il caso Italia

13/03/2012

Già nel 2001 Paolo Savona aveva lucidamente previsto (nel saggio ‘Sovranità e ricchezza', di Carlo Pelanda e Paolo Savona) la crisi dell’Euro e dell’Unione Europea, vista la sostanziale stupidità degli accordi relativi all’adozione della moneta unica in Europa. A inizio 2012 Paolo Savona ha pubblicato ‘Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia,’ che vale la pena leggere – o rileggere – in questi giorni in cui si è diffusa la sensazione che i governi d’Europa, e il nostro governo in particolare, abbiano capito e affrontato in modo decisivo la situazione, e che perciò ci stiamo oramai ‘salvando’. Per non perdere il senso della realtà e per non correre il rischio di lasciarci portare al macello senza accorgercene (di nuovo) è bene tenere a mente qualche concetto fondamentale.

Così Savona riassume le eresie della politica economica italiana dagli anni ’60 in poi:

a) La nazionalizzazione dell’energia elettrica e la statalizzazione dell’economia, ovvero l’Italia: uno Stato socialista nell’area occidentale.

b) Lo Statuto dei lavoratori, la riforma sanitaria e pensionistica e la perdita della grande industria, ovvero da un esproprio all’altro: le rigidità crescenti nell’uso della forza lavoro, la crisi petrolifera e le illusioni dello Stato del benessere ‘programmatico’.

c) Il rifiuto di considerare il debito pubblico una tassa differita, ovvero la prima esplosione dell’indebitamento dello Stato italiano in epoca di pace.

d) La ricerca del vincolo esterno nelle forme del Trattato di Maastricht e l’ingresso precipitose nell’euro, ovvero l’illusione terapeutica dell’ordine imposto dall’esterno alla vocazione al disordine interno.

Ora ‘siamo entrati nell’eurozona e, perdendo la nostra sovranità monetaria, stiamo perdendo anche quella fiscale, senza ottenere la terra promessa dell’unione politica. Era così difficile capirlo subito, conoscendo gli italiani (e, a dire il vero, anche i tedeschi)?’ Oggi ‘sulla base della politica decisa a Bruxelles e a Francoforte, dobbiamo subire una continua deflazione. Saprà reggere la società italiana?’

e) Le danze sul Titanic, ovvero la sottovalutazione degli effetti dei profondi mutamenti degli equilibri geopolitici.

Gli effetti dell’arrivo sul mercato globale di 4 miliardi di nuovi produttori e consumatori sono stati sottovalutati, mentre essi stavano cambiando le condizioni di vita del miliardo di abitanti del mondo che aveva raggiunto livelli di benessere inusitati’(...) In questa fase di emersione dei paesi poveri si realizzerà una redistribuzione internazionale del reddito e del lavoro dei paesi ricchi. Dobbiamo contare sulla ricchezza accumulata per nutrirci durante l’attraversamento del deserto.

Savona definisce esorcismi le manovre correttive. Ne abbiamo avute una all’anno dal 1991 in poi – prive di risultati.

I Governi e le menti elette che li circondavano e tuttora li circondano tentano ancora una volta di dare la colpa ai pensionati, ai lavoratori, agli ammalati e ,talvolta, agli imprenditori, come agli avvocati, ai notai e agli iscritti agli albi professionali, ai tassisti e così via, mai a loro stessi e alle manovre che hanno ideato e attuato spostando a favore dello Stato il reddito prodotto. Se le manovre fossero state inefficaci avrebbero prodotto meno danni, ma sono state invece piuttosto efficaci come strumenti per finanziare le inefficienze e gli sprechi della politica e della pubblica amministrazione.’(…) Manovra dopo manovra, lo Stato si è presa quasi la metà del prodotto lordo annuale, e non è ancora pagato’.

Un altro esorcismo ripetuto è l’invocazione delle liberalizzazioni che però non si vogliono.

L’avvento di Berlusconi fu salutato come una proposta di nuova composizione degli equilibri: se non si è realizzata, significa che la coalizione di maggioranza non permetteva un loro mutamento (….) Ma anche la coalizione che stava all’opposizione presentava le stesse caratteristiche’ (…) il Paese non riesce a modificare gli equilibri che lo reggono perché gli elettori non sono in condizione di capire e di decidere coerentemente’,

(…) attorno al patrimonio dello Stato e degli enti locali si è saldamente avvinghiata la politica. Poiché per ridurre il debito pubblico non vi è soluzione che non sia deflazionistica al di fuori di cedere il patrimonio pubblico, questo provvedimento è indispensabile (...) Ma se in materia (l’opposizione) la pensa come la maggioranza, non c’è nulla da fare. Si saldano gli interessi a proteggere lo status quo nell’uso del patrimonio pubblico, nella certezza che un giorno tocca a loro e un giorno a noi’.

Un altro esorcismo è l’ancoraggio al Patto di stabilità e all’euro, senza soddisfarne le condizioni di permanenza.

L’invasione europea delle sovranità fiscali nazionali, in nome della stabilità che non è stata in grado di garantire, dopo aver espropriato quelle di creare moneta e di regolare il mercato senza produrre sviluppo (…) è solo un modo per sostituire l’unità politica con l’egemonia dei più forti, che non è certamente il simbolo più lampante di democrazia’. 

Nell’ultimo capitolo Savona suggerisce alcune scelte ‘giuste’ per uscire dalla crisi, che debbono essere pensate a partire dall’assunto che ‘il primo dovere di un paese è quello di non mettersi in condizione di essere vulnerabile agli eventi esterni. La difesa dagli attacchi esterni, non solo militari, ma anche economici, è uno dei quattro compiti principali di uno Stato sovrano di stampo westfaliano. Poiché l’Italia non si è preoccupata di farlo, (…) è utile scrutare come andrà a finire se non facciamo le scelte giuste’.

Il mondo è alla ricerca di un nuovo equilibrio geopolitico, ma non l’ha finora trovato perché non è in grado di conciliare le sovranità nazionali con l’integrazione economica globale voluta dai paesi sviluppati (…). Si è avviato un processo che la politica non è capace di governare nei suoi effetti’.

Invitiamo a leggere dettagliatamente le scelte che Savona suggerisce nel campo della politica monetaria, nelle regole del WTO, del Fondo Monetario Internazionale, dello statuto della BCE: su tutti gli aspetti di governance internazionale per correggere i difetti di architettura degli scambi e dei cambi dal latro monetario e globale.

Quanto alle scelte politico-istituzionali che Savona ritiene indispensabili all’Italia, ecco le più significative:

a) Nell’ambito dell’Ue opporsi ai vincoli esterni che vengono via via rafforzati senza muovere verso l’unione politica.

b) Pensare di rimanere nel sistema dell’euro, ma allestire e calcolare attentamente un piano B che preveda come uscirne, sapendone valutare costi e benefici. Il nostro piano B indurrebbe anche i partner europei a valutare e capire chiaramente la convenienza di avere l’Italia nel sistema dell’euro.

c)  In generale rafforzare grandemente la nostra voce e la nostra azione sul piano internazionale in ogni occasione, essendo ben coscienti che non abbiamo motivo per essere né culturalmente né economicamente succubi;

d) il che però esige anche che poniamo fine alla carenza di meritocrazia nelle selezione delle classi dirigenti. Buttiamo via i nostri migliori talenti, o li obblighiamo a espatriare, perché promuoviamo i giovani per cooptazione, in base a qualità che non sono il merito né l’indipendenza di giudizio.

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