La Siria seguirà
l'esempio della Libia?

16/12/2011

15 dicembre 2011

L’ondata di proteste in Siria e la dura repressione contro i manifestanti da parte del governo continuano ad attirare l’attenzione della comunità internazionale dallo scorso febbraio. La situazione sembra giunta a un punto morto: il governo non riesce a sedare definitivamente la rivolta, i manifestanti non riescono a rovesciare il regime senza aiuti esterni.

Gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di frenare l’eccessiva influenza iraniana in Iraq e di tenere a bada Hezbollah in Libano. Pare inoltre che stiano escogitando un modo per scalzare al Assad, storico alleato della Repubblica Islamica, in Siria. Di recente il dipartimento di stato americano ha definito Assad un ‘morto che cammina’. Sarà vero? Cerchiamo di capirlo.

La situazione della Siria presenta molte differenze rispetto alla Libia. Cerchiamo di evidenziarne alcune.

·      La Siria, a differenza della Libia, non è divisa su base regionale – non esiste un’area, come  Bengasi in Cirenaica, dove le forze di opposizione possano dominare il territorio e lanciare attacchi verso altre aree. Le proteste toccano tutto il paese, e il Libero esercito siriano (Free Syrian Army, FSA), il principale gruppo di opposizione al regime, ha seguaci in tutto il paese, senza avere il controllo di nessun luogo.

·      A parte rare eccezioni, in Siria i militari sono rimasti fedeli al regime.

·      La Siria non ha le risorse petrolifere della Libia, quindi gli Occidentali sono meno interessati a intervenire. Persino la Francia, che ha denunciato duramente le repressioni di Bashar al Assad, non sembra intenzionata a intervenire militarmente.

·      Il regime siriano, a differenza di quello libico, può contare su un’efficiente sistema di difesa aereo, che rende molto alti i costi di un intervento dall’estero, sia in termini di denaro che di vittime civili. Dopo che l’aviazione israeliana ha umiliato la Siria distruggendo il suo reattore nucleare nel 2007 – la Siria ha speso $264 milioni l’anno per proteggersi da attacchi aerei.

·      Gli USA e i paesi europei non hanno interesse a imbarcarsi in una nuova avventura bellica, specialmente in un periodo di crisi come quello attuale, e dopo aver speso molto per le operazioni in Libia.

La comunità internazionale può però applicare una pressione progressiva contro Assad, senza ricorrere subito alle armi:

1)   incrementare le operazioni di intelligence e intessere contatti con l’opposizione, incitare i generali a compiere un colpo di stato o a passare all’opposizione. Avvicinare  gruppi di opposizione e organizzazioni non governative serve anche per raccogliere informazioni e collaborazioni utili per eventuali  assassinii mirati e atti di sabotaggio – come si fa ad esempio in Iran;

2)   aumentare le pressioni diplomatiche – denunciare pubblicamente l’operato del governo, varare nuove sanzioni, incontrare pubblicamente  elementi di spicco dell’opposizione, etc. Hillary Clinton  ad esempio ha recentemente incontrato a Ginevra i membri dell’opposizione siriana;

3)   passare informazioni ai ribelli e addestrarli. In Libia per esempio alti ufficiali occidentali si sono recati dapprima a Bengasi e poi sulle montagne Nafusa per passare ai ribelli preziose informazione sui movimenti delle truppe di Gheddafi e per addestrarli alla guerra;

4)   finanziare i ribelli e fornir loro vettovaglie, equipaggiamento e assistenza medica. Se vogliono evitare di lasciare tracce, le potenze straniere fanno in modo di reperire armi sui mercati locali. Quando i trasferimenti di armi avvengono  invece alla luce del sole, non rimangono dubbi sull’intenzione ostile della potenza fornitrice;

5)    in ultimo, inviare forze speciali e aviazione a combattere a fianco dei ribelli per abbattere il regime.

Secondo fonti ufficiose forze speciali americane, turche, francesi e giordane stanno addestrando i membri dell’FSA in Turchia. Se questo è vero, a breve dovremmo iniziare a vedere risultati tangibili sul terreno sotto forma di attacchi ben organizzati e dannosi alle strutture di potere del regime,  o atti di sabotaggio  significativi. Dovremmo anche iniziare a vedere defezioni di alti ufficiali e uso di armi provenienti dall’estero. Per ora non si è ancora visto nulla di tutto ciò. Questo significa che, se è vero che l’Occidente si sta adoperando per abbattere il regime siriano, la pressione è ancora a un livello modesto, alle fasi iniziali, e non può ancora provocare nessun cambiamento sul terreno.

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