Russia, Bielorussia
e la battaglia del gas

22/06/2010

20 giugno 2010   Il presidente russo Dmitri Medvedev ha deciso di tagliare il gas alla Bielorussia per una disputa sul prezzo del gas che dura ormai dai primi mesi del 2010.   La Russia vendeva alla Bielorussia il gas a prezzi inferiori a quelli di mercato – 150 dollari per 1000 metri cubi di gas, rispetto ai 250/350 dollari pagati dagli altri paesi europei. Ma alla fine del 2009 i due paesi dichiararono di aver siglato un accordo per aumentare progressivamente il prezzo  fino a raggiungere quota 184 dollari entro il secondo quarto del 2010. Ma la Bielorussia ha continuato a pagare 150 dollari, e il debito nei confronti dei Russi è lievitato a oltre 192 milioni di dollari. Ora Lukashenko nega di aver mai firmato l’accordo con la controparte russa sul prezzo del gas.   Non si tratta di una ‘semplice’ disputa sul prezzo del gas, ma di una disaccordo di fondo, con radici profonde. La Russia e la Bielorussia hanno sempre avuto strettissimi legami, con la Russia sempre in ruolo dominante. Dopo la fine dell’URSS la Bielorussia ha firmato un accordo  per restare politicamente unita alla Russia, ma il Cremlino non ha mai concesso davvero pari condizioni politiche a Minsk - perché la maggior parte dei Russi non pensano che i Bielorussi appartengano alla stessa nazione.   Nonostante i due paesi abbiano litigato più volte in passato, Minsk non si è mai allontanata da Mosca. A gennaio di quest’anno la Bielorussia è entrata a far parte di un’unione doganale con Russia e Kazakistan, per aumentare  l’integrazione economica dei tre paesi. Ma la Russia non ha accettato le richieste  bielorusse di pagare il gas allo stesso prezzo sovvenzionato applicato ai cittadini russi. Anche il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, molto amico del Cremlino, ha dichiarato che ‘il suo paese dovrebbe pagare il gas esattamente come i Russi’. Ma per i Russi la Bielorussia non fa parte della Russia: è semplicemente un vicino debole. Lukashenko ha anche offerto alla Russia pezzi strategici della propria infrastruttura energetica per compensare il debito, ma Mosca finora non ha accettato – dato che possiede già quasi tutte le infrastrutture di cui ha bisogno in campo energetico.    La Russia potrebbe essere convinta soltanto se  potesse mettere le mani sulle raffinerie bielorusse, che riforniscono di petrolio molti stati dell’Europa centrorientale – soprattutto i paesi baltici, Germania e Polonia.   Dopo la fine dell’URSS la Russia è venuta incontro alle richieste della Bielorussia perché aveva grande necessità di tenerla politicamente legata. Ma dopo l’elezione di Yanukovich l’Ucraina - dove transita l’80% del gas diretto in Europa (rispetto al 20% della Bielorussia) - è rientrata nella sfera d’influenza russa, e il ruolo della Bielorussia ha perso molta importanza per il Cremlino. Recentemente il Cremlino ha preso accordi con Kiev per deviare in Ucraina il gas diretto in Europa e garantire un flusso costante a Germania e Polonia, se la sospensione delle forniture alla Bielorussia dovesserodurare.     Ora che Mosca non ha più bisogno della Bielorussia, può tranquillamente punirla per la sua insolenza. E Minsk dovrà necessariamente rinunciare a qualcosa pur trovare una accordo con la Russia e salvarsi dall’isolamento.  

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