Gli agenti dell'Iran ieri e oggi

05/02/2010

Fin dal 1979 il regime clericale ha cercato di esportare la rivoluzione in altre parti del mondo islamico, non soltanto per ragioni ideologiche – ovvero per continuare la rivoluzione – ma anche per ragioni strettamente politiche, ovvero per espandersi e combattere gli avversari disseminando i propri agenti in tutta le regione. I primi obiettivi della politica espansionistica dell’Iran sono stati gli Sciiti dell’Iraq, del Golfo Persico e del Libano.

I quadri sciiti rimasti in Libano dopo il ritiro dell’OLP nel 1982 vennero immediatamente reclutati dalle Guardie della Rivoluzione iraniane. Fra le reclute c’erano anche ex membri dell’OLP provenienti dalla periferia meridionale di Beirut, temprati da anni di lotta – come Imad Mughniyah. Questi combattenti diedero vita a Hezbollah, che nell’arco di pochi anni divenne una potente organizzazione terroristica dotata di grandi capacità militari.

Va sottolineato che le Guardie della Rivoluzione e il Ministero della Sicurezza Iraniano mostrarono una notevole abilità nel creare una cellula terroristico/militare in Libano nello stesso periodo in cui  l’Iran era in guerra con l’Iraq, che a quel tempo godeva dell’appoggio degli altri stati del golfo e degli Stati Uniti. Gli agenti iraniani dovettero anche fare i conti con il movimento Amal, appoggiato da Siria e Libia, che aveva una notevole influenza sugli Sciiti libanesi.

Nonostante la ‘giovinezza’ del regime, gli Iraniani avevano una grande esperienza di intelligence. Gli anni di lotta contro la SAVAK - la polizia segreta dello scià, conosciuta per la sua brutalità –  obbligarono i rivoluzionari iraniani a sviluppare una grande capacità ad agire clandestinamente,   che si rivelò utile al momento di lanciare attacchi al di fuori del territorio iraniano. Infatti fu molto difficile per il governo americano provare che dietro agli attentati contro l’ambasciata statunitense e contro le caserme dei Marines a Beirut, nonché  dietro ai rapimenti degli Occidentali in Libano, si celava  l’Iran. Gli Iraniani usarono anche tanti nomi diversi – Organizzazione per il Jihad, Organizzazione per la Giustizia Rivoluzionaria, Organizzazione degli Oppressi della Terra – per confondere ulteriormente le acque in operazioni già poco trasparenti.

Gli Iraniani hanno investito molto nella formazione di cellule militanti sciite come Hezbollah e i gruppi che operano in Iraq, Arabia Saudita, Yemen e altri stati del Golfo, ma il loro interesse si spinge oltre il mondo sciita. Teheran infatti collabora anche con gruppi come il Partito dei Lavoratori Curdo (marxista), Hamas (sunnita) e vari altri movimenti insurrezionali in Pakistan e in Afghanistan. In Afghanistan  fra il 1996 e il 2001 gli Iraniani hanno cercato di scalzare i Talebani dal potere, ora invece stanno aiutando gruppi talebani per impedire che gli Stati Uniti vincano la guerra. Peraltro la Repubblica Islamica collabora anche con attori sunniti e curdi in Iraq, nella speranza di portare l’Iraq nella propria sfera d’influenza.

 

La minaccia reale

Ogni volta che si parla di un possibile attacco contro la Repubblica Islamica, Teheran minaccia di attivare i suoi agenti nella regione. Hezbollah e Hamas hanno dichiarato pubblicamente che se Israele attaccasse l’Iran, entrambi lancerebbero immediatamente un’offensiva contro Israele. E non si tratta di pura retorica: l’Iran ha fatto molto per preparare i suoi agenti:

·         L’11 dicembre 2009 le autorità tailandesi hanno sequestrato un Ilyushin-76 che portava 35 tonnellate di armi di produzione nordcoreana destinate all’Iran – che ovviamente ha negato.    Queste armi - fra cui vi erano anche MANPADS (sistemi missilistici antiaerei trasportabili a spalla) - erano equivalenti o leggermente meno efficienti di quelle prodotte in Iran. L’ipotesi è che Teheran abbia acquistato armi in Corea del Nord per distribuirle agli alleati nella regione,  senza far capire che si trattava di forniture iraniane.

·         Nel novembre del 2009 gli Israeliani hanno sequestrato vicino a Cipro una nave carica di tonnellate di armi che probabilmente provenivano dall’Iran ed erano destinate a Hezbollah. Si è trattato del più grande sequestro che Israele abbia mai effettuato – c’erano proiettili, granate, razzi e munizioni per armi di piccolo taglio.

·         Nell’agosto del 2009 le autorità degli Emirati Arabi Uniti hanno sequestrato una nave che trasportava 10 container pieni di armi nordcoreane. Nei container sono state ritrovate anche armi di fabbricazione iraniana, il che fa pensare che questo carico fosse destinato a cellule legate all’Iran.

·         Nell’agosto del 2009 le autorità egiziane hanno annunciato la cattura di numerosi agenti di Hezbollah che stavano pianificando un attacco contro obiettivi israeliani in Egitto. È probabile che questa rete si occupasse soltanto del traffico d’armi e che le accuse egiziane servissero più che altro da monito per i trafficanti a non operare in territorio egiziano.

·         Nel gennaio del 2009 Israele ha lanciato un raid aereo contro un convoglio di armi nel Sudan settentrionale, vicino al confine con l’Egitto. Probabilmente le armi, acquistate dagli agenti iraniani in Sudan, avrebbero dovuto attraversare il Sinai e raggiungere Gaza.  

I servizi segreti israeliani hanno lavorato assiduamente per interrompere il flusso di armi verso i gruppi terroristi legati all’Iran.  È probabile che Mahmoud al-Mabhou, trovato morto il 20 gennaio scorso in un hotel a cinque stelle di Dubai, sia stato ucciso dai servizi segreti israeliani. Al-Mabhou, comandante delle brigate Izz al-Din al-Qassam (ala militare di Hamas) da anni viveva in esilio a Damasco e si occupava del trasporto di armi dall’Iran alla striscia di Gaza. Al momento della morte pare che al-Mabhou stesse per ritornare a Teheran per incontrare un membro delle Guardie della Rivoluzione.

Hezbollah ha inviato numerosi soldati a combattere a fianco dei ribelli al-Houthi nella provincia settentrionale di Saada (sul confine con l’Arabia Saudita), ma ha già perso numerosi membri durante gli scontri. I membri di Hezbollah, armati di MANPADS, hanno abbattuto diversi aerei dell’aviazione yemenita. Peraltro il costante traffico di armi verso lo Yemen aveva spinto l’Arabia Saudita a inviare la flotta nel Golfo di Aden. Non è inoltre escluso che i miliziani al-Houthi siano stati addestrati in Iran e in Libano dalle Guardie della Rivoluzione.

L’Iran ha flirtato a lungo con i movimenti jihadisti – ad esempio con al Qaeda, durante il primo periodo sudanese, quando Hezbollah insegnava agli islamisti sunniti a costruire autobombe, oppure più recentemente quando le Guardie della Rivoluzione hanno rifornito di armi i miliziani sunniti in Iraq e i Talebani in Afghanistan. Teheran inviava armi anche al defunto Consiglio Supremo delle Corti Islamiche e attualmente continua a offrire appoggio ad al Shabaab (Somalia).

Recentemente le Guardie della Rivoluzione hanno trasferito un campo di addestramento dalla Siria all’Iran, ed hanno iniziato a inviare jihadisti internazionali nello Yemen a combattere a fianco di Al Qaeda nella Penisola Araba.  

Infine, mentre l’Iran si riserva di usare i missili in caso di guerra, le cellule terroristiche alle sue dipendenze hanno scatenato vari attacchi regionali nel corso degli ultimi anni. La rete del regime iraniano in Medio Oriente va dal Libano alla Somalia, dall’Afghanistan allo Yemen, e copre quindi tutto il Medio Oriente. Gli Stati Uniti quindi dovranno preoccuparsi non soltanto dei missili iraniani, ma anche di tutti gli agenti che la Repubblica Islamica ha disseminato nella regione negli ultimi trent’anni. E non sarà un compito semplice.

 

A cura di Davide Meinero

 

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